L'importanza di imparare a soffrire

Eh già, può essere una frase strana, ma sono fermamente convinta che sia necessario imparare a soffrire. Questo è un concetto che ho imparato col tempo, e non senza ulteriore sofferenza.

Viviamo in una società che non ci consente di soffrire. Non ci dà gli strumenti per farlo. Da piccoli, non veniamo educati ai sentimenti, ad ascoltare i nostri stati d’animo, a vivere le emozioni. Veniamo educati a raggiungere il risultato, a rendere fieri i nostri genitori con le nostre imprese, spesso anche alla competizione, o alla ricerca della perfezione.

Eppure nella vita si soffre, continuamente. Per motivi futili così come per motivi molto profondi, tutti in un modo o nell’altro veniamo in contatto con l’esperienza della sofferenza. E in quel momento cosa accade? La maggior parte delle volte, nulla. Quello che tendiamo a fare è rimuoverla, non pensarci. Evitare di sentirla, sperando che questo ci sollevi dallo stare male. Non possiamo rallentare, non possiamo fermarci. Non possiamo sederci e dire a noi stessi “non ce la faccio”. A volte non ci è neanche concesso piangere. Molte persone non chiedono aiuto. Molte persone non sanno neanche che stanno soffrendo, tanto è radicata dentro di noi l’eliminazione di qualsiasi tipo di stato d’animo avverso, qualsiasi tipo di emozione negativa. Dobbiamo essere forti, performanti, leader, positivi e propositivi. Ma è proprio per questo motivo che bisogna invertire questo modello, e bisogna rimetterci sui banchi di scuola, ma questa volta per imparare una lezione diversa.

La sofferenza è un’arte. Si impara. O almeno, per me è stato così. Avevo nascosto le mie emozioni sotto così tanti strati che alla fine quando è stato il momento di iniziare a cercarle non sapevo neanche da che parte iniziare. Per questo ho pensato di scrivere questo post, per dare qualche consiglio, proprio materiale, per iniziare questo viaggio alla scoperta delle nostre sensazioni più profonde.

  • Riparti dal corpo. Capire cosa ci fa soffrire, o in generale capire che stiamo soffrendo, è appunto un talento, che va allenato. Per arrivarci, la cosa migliore è partire dal corpo. Come ti senti? Proprio fisicamente intendo. Senti forse un peso sulle spalle che ti indolenzisce le cervicali? Hai sempre la gastrite? Hai gli occhi o le gambe stanche? Ti accorgi di serrare la mascella senza volerlo? Il corpo ci parla, sempre. Ascoltarlo è il primo passo per andare più a fondo.
  • Prendi consapevolezza del tuo respiro. Esattamente come per il corpo, un passaggio importante è imparare ad ascoltare il tuo respiro. Come respiri? Quanto si alza il tuo petto durante l’inspiro? Quanto dura l’espiro? Se porti consapevolezza alla respirazione, senti un senso di oppressione al petto? Il respiro è il mezzo attraverso il quale riusciamo a muoverci dall’esteriorità all’interiorità, ed esattamente come il corpo ci parla chiaramente del nostro stato d’animo.
  • Ritagliati dei momenti di nulla. Si, proprio di niente. Nessuna attività. Niente di niente. Momenti in cui stai lì, fermo. Non lavori, non guardi la tv, non leggi un libro, non parli con nessuno, non giochi col cane, non segui i social. Niente. All’inizio ti sembrerà quasi una perdita di tempo. Non siamo abituati a non fare. Anzi, è qualcosa che normalmente viene visto in modo molto negativo. Eppure quel tempo così impiegato diventerà oro. Questo processo non è solo la base di una consapevolezza più profonda, è anche la base di qualsiasi tipo di creatività. Solo dal vuoto si può creare il pieno. Fai tabula rasa, e vedrai che col tempo inizierà ad affiorare l’intuizione, emotiva, artistica e non solo.
  • Cammina. Non sempre è facile non fare nulla. Per qualcuno può essere una vera sfida. In questo caso, è bene iniziare facendo qualcosa di meccanico e ripetitivo, che ci consenta di sperimentare comunque ugualmente il vuoto. La mente rimarrà concentrata sull’azione, e noi saremo liberi di stare nel qui ed ora. Si possono fare tante azioni diverse. Alcune signore mi hanno raccontato che sperimentano questo stato facendo le faccende domestiche. Io personalmente preferisco camminare. Mettermi in moto mi consente di coinvolgere il corpo, e questo mi consente di sentire anche fisicamente il qui ed ora.
  • Stai nella natura. Guarda il cielo. Cammina su una spiaggia. Addentrati in un bosco. Nuota nel mare. La natura è ricca di Prana. Ci sono luoghi che vibrano così intensamente di vita che non possono lasciarti indifferente. Questo coinvolgimento è fisico, mentale, emotivo. C’è chi ne sarà maggiormente attratto e chi meno, ma è qualcosa che comunque è in grado di smuovere lo spirito nel profondo.
  • Scrivi. Ci sono persone incredibilmente portate per la scrittura, che spesso neanche sanno di questa loro inclinazione. Prova a prendere un quaderno e iniziare a scrivere. Qualsiasi cosa. Parti così a getto, e vedi dove questo ti porta. Sono incredibili le scoperte che possono venire a galla con questo semplice gesto.
  • Dipingi. Esattamente come per il punto precedente, impara ad usare questi mezzi per esprimerti, in modo molto istintivo, e vedi dove questo ti conduce.
  • Circondati delle persone giuste. Questo è un consiglio difficile, perché spesso è una conseguenza del percorso di consapevolezza, non una causa. Però sicuramente iniziare a capire che gli altri ci influenzano, e che spesso siamo degli “specchi porosi” di chi abbiamo davanti, è un passo importante per capire sé stessi. Più sei circondato da persone che ti accettano e ti amano per quello che sei, più ti sarà semplice esprimerti sempre, e trovare conforto e confronto negli altri.

Spero che questi consigli ti possano essere utili. Voglio concludere con un’immagine che mi ha spiegato una volta il mio maestro di yoga e che trovo veramente efficace. La sofferenza, le emozioni, sono come delle bolle d’aria. Se stanno in profondità, la pressione che eserciteranno sarà molto forte, e porterà disagio e ulteriore dolore. Se verranno a galla invece scoppieranno, semplicemente avranno fatto il loro corso, e non produrranno ulteriori difficoltà.

Il percorso alla scoperta della sofferenza, delle nostre emozioni sommerse, è difficile e doloroso. È qualcosa a cui non siamo abituati, spesso come ho spiegato non abbiamo proprio i mezzi per affrontarlo. Ma una volta intrapreso scopriremo che paradossalmente è proprio imparare a soffrire che ci consentirà di imparare a essere felici. Solo sapendo cosa ci fa stare male capiremo cosa ci fa stare bene. Solo in questo modo scopriremo cosa c’è anche sotto la sofferenza. Che non è fondante. A volte può marchiare una vita intera, eppure noi non siamo neanche quel dolore. Siamo oltre. Capirlo, imparare a soffrire, a guardare in faccia ai nostri demoni, ci libererà.


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